I lavori del mese in Apiario

MESE DI LUGLIO

Luglio col bene che ti voglio…. sicuramente non è stata un ape a scrivere il testo di questa canzone.

E’ caldo, pensiamo alle vacanze e a come superare le afose nottate, ecco senza uno sforzo difficilmente immaginiamo il punto di vista delle nostre compagne.

Siamo al culmine dei raccolti, le grandi fioriture si stanno esaurendo, tranne saltuari ritorni di fioriture campestri , e il super organismo si attrezza per l’inverno, sì ho detto proprio INVERNO! Vengono valutate le regine, ora è l’ultima possibilità per destituire quelle che non danno garanzie a lungo termine, iniziano gli sfratti dei fuchi, individui essenziali per i delicati equilibri interni e per la fecondazione delle giovani regine ma bocche superflue da sfamare da qui in poi. Si tappano i buchi e le fessure con propoli fresca per evitare intrusioni e correnti d’aria indesiderate.

Di sciamare non sene parla più, oramai non è più tempo.

Sicuramente possiamo aiutare i nidi a dislocare altrove il nettare che costipa le celle da covata così da permettere la deposizione della maggior superficie possibile. Un esempio di adattamento di melari standard su arnie di polistirolo senza dover acquistare o fabbricarne di nuovi.

É sempre interessante osservare come in periodi di scarsa importazione alcune fonti siano rivalutate e diventa anche occasione di scoprire flora apistica ignorata comunemente.

Esempio di passiflora in fiore.

Ben che vada le stive sono piene di bottino, essenziale per il futuro, ma mai come adesso bene da difendere dai pirati che ogni giorno cercano di far breccia tra le difese per rubacchiare quello che , col suo odore, le richiama a gran voce.

Così api saccheggiatrici, formiche, vespe e persino l’orso, dove c’è, diventano insidie quotidiane.

Abbiamo anche chi, come il calabrone e la vespa vellutina, mira alle stesse api, vedendole come dei cosciotti proteici volanti da predare ed in fine l’apicoltore che, se non accorto, mette a soqquadro i precari equilibri difensivi messi in atto .

Questo che vediamo in realtà non deve spaventare, è solo un coleottero ghiottone di miele , non in grado di creare danni al alveare.

L’insidia interna di maggior gravità è rappresentata dall acaro varroa, riprodottosi fin ora in grandi numeri che se non tenuto sotto controllo potrebbe aver raggiunto varie migliaia di unità, capace di mettere in ginocchio una corposa famiglia accorciando la vita di api sfarfallanti, succhiandone l’emolinfa e al contempo inoculando virus e batteri.

Accade purtroppo di frequente che arnie popolose , in qualche settimana, collassino riducendosi a qualche migliaio di unità incapaci di difendersi e quindi facili prede dei saccheggi che oltre al miele si portano via anche un ulteriore carico di acari.

Si notano dapprima un via vai di api litigiose sul predellino e sempre più opercoli mangiucchiati al ingresso e nel cassetto diagnostico fino a costatarne lo spopolamento alla prima visita, quando non c’è più niente da fare se non togliere il miele per evitare il diffondersi del saccheggio

Approfondimento del mese

oltre al intervento estivo acaricida doveroso per controllare l’espansione dei parassiti possiamo contrastarne la moltiplicazione dando alle api la possibilità di deporre grandi quantità di covata maschile che poi, una volta opercolata, asporteremo, togliendo nel contempo molti acari in essa contenuti.

I metodi sono vari ed è possibile anche riutilizzare i favi più volte allo scopo.

Non mi dilungo sui metodi di lotta in quanto vanno ponderati in base a molte considerazioni quindi è bene avvalersi del appoggio di una associazione di colleghi apicoltori con cui confrontarsi per agire al meglio.

A cura del tecnico apistico Pozza Massimiliano, membro APAV