I lavori del mese in Apiario
MESE DI GIUGNO
L’estate di norma ha già fatto comparsa, le giornate sono piacevolmente lunghe e soleggiate. Le scuole vanno in pausa estiva e molti studenti assaporano l’idea di una lunga vacanza…
Il castagno (prima foto), albero di generose dimensioni, in pacifica coesistenza abita i nostri boschi da molto tempo. Oramai ha perso ogni interesse produttivo per l’economia della castagna, riveste invece ancora un valore come emettitore di nettare.
Molto apprezzato per il colore ambrato e la nota amara al palato, vede devoti consumatori , in genere, coloro che ricercano i gusti decisi. Se non satura il territorio e fiorisce in compresenza con altre essenze, viene mitigato il sapore raccogliendo consensi maggiori da un pubblico più vasto. Senza scendere in dettagli botanici, basta guardarlo per intuire quanto sia delicato ed esposto a piogge ed intemperie il complicato intreccio di fiori, quindi anche in questo caso noi apicoltori ne viviamo il momento produttivo con trepidazione.
Con un leggero ritardo , in pianura abbiamo una brezza dolce, a volte quasi fastidiosa da tanto intensa, dovuta ai tigli (seconda foto), alberi molto amati in contesto urbano per adornare viali e parchi.
Esperienza singolare che consiglio vivamente, sta nel posizionarsi al piede del tronco ad occhi chiusi in ascolto del rombante ronzio emesso dalle bottinatrici indaffarate.
Se esiste un estasi per l’ape immagino possa raggiungersi all’interno di un enorme cattedrale fiorita, colma di nettare.
Per chi volesse differenziare le due produzioni si tenga presente che i tigli si trovano quasi esclusivamente in contesti urbani mentre il castagno abita volentieri la fascia collinare fino a ragguardevoli quote. Anche nel tempo libero possiamo passeggiare e constatare se nel territorio siano presenti queste essenze, il colore caratteristico ci agevola.
In particolare il nettare del castagno, per propria natura, tende ad irritare le bottinatrici rendendole di cattivo umore, suggerendoci di essere particolarmente accorti e rispettosi durante le visite in apiario e se necessario dividendo l’area da eventuali luoghi di transito per altre persone.
Nel contesto di questo particolare momento, da qui in poi sempre di più, si rende INDISPENSABILE evitare gli spargimenti di miele in apiario, siano anche poche gocce, pena l’innesco di saccheggi vicendevoli che potrebbero sfociare anche nella perdita di molte arnie ad opera di altre.
La cosa si aggrava se le approfittartici provengono da altri apiari, portando con se virus, batteri e acari ostili.
Approfondimento del mese
Per chi volesse cimentarsi nella produzione di celle reali da introdurre in nuclei di nuova formazione o per sostituire regine oramai attempate, questo è un buon momento.
Si tenga presente che l’allevamento di celle reali da parte delle operaie ha successo proporzionalmente al afflusso di nettare e alla popolazione di giovani operaie produttrici di pappa reale.
Esistono alcune insidie a cui prestare attenzione, tra le quali un virus (vedi foto) detto “ virus della cella reale nera”. Particolarmente sensibili sono le pupe agli ultimi stadi di metamorfosi, prima dello sfarfallamento.
E’ facilmente constatabile vedendo l’ultimo terzo di cella, opercolo compreso, tingersi progressivamente di bruno scuro, traslucido quasi “unto”.
Se la cella si trova su un porta cupolino , tintinnando dolcemente come fosse una campanella, non produrrà la rassicurante vibrazione di pupa sana sbatacchiata al interno, se si trova su favo fatevi scrupolo di controllare l’avvenuto sfarfallamento nei giorni previsti. Qualora il fenomeno dovesse ripetersi è ipotizzabile che nel miele e/o pane d’api presenti nella famiglia il carico virale sia alto, quindi serve cambiare cassa ospite e a breve sanare l’interno riassortendo favi e scorte. Il mal tempo continuativo è un buon accelerante per queste complicazioni.
Inoltre avremo un potere dolcificante percepito maggiore rispetto al comune saccarosio, zucchero da cucina, così da giustificare un minor quantitativo di miele a parità di sensazione al palato.